Villa Benni

Via Saragozza 210 - 40135 Bologna

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Il festival finestate si svolge storicamente a Villa Benni, in via saragozza, Bologna.

La storia di Villa benni:

Alfredo Benni, classe 1864, non era decisamente un mondano. E, nonostante l’aspetto signorile, che potrebbe evocare grandi ricevimenti dal sapore aristocratico, la villa che nel 1924 – come testimonia l’iscrizione in latino sulla prima pietra in cantina – cominciò a costruire per la moglie e il figlio, non ha mai ospitato troppe feste e serate di gala. D’altra parte, era un uomo che aveva dedicato la propria vita al lavoro di agronomo, una professione che svolgeva con grande successo e che gli aveva permesso di fondare in poco tempo una florida azienda a Mezzolara, dove introdusse uno dei primi decauville in Italia. Era un professionista apprezzato – che aveva saputo far fruttare terreni che erano solo acquitrini – un imprenditore fortunato e dall’occhio lungo – grazie alla svalutazione, era riuscito a recuperare in fretta i propri investimenti iniziali, e aveva fatto costruire un essiccatoio per conservare il riso e venderlo in un secondo momento – ma era anche un uomo innamorato della moglie e del figlio. Ed è proprio l’amore, allora, la prima vera pietra di Villa Benni, perché è per loro – venendo meno alla natura di lavoratore che sta meglio tra i campi che non tra le carrozze e la vita di città – che è stata costruita in due anni, sui disegni dell’amico Silvio Gordini e grazie all’opera di 55 artigiani, che hanno lavorato incessantemente sul posto.

Quello che si vede da Via Saragozza è un edificio neoclassico, che rivela però – specialmente nelle vetrate – delle suggestioni liberty e il grande pragmatismo dell’agronomo, che al tradizionale portone che si apre verso l’esterno aveva preferito un’imponente entrata con porte a scomparsa. Le stesse che, durante la Seconda Guerra Mondiale, cominciarono ad essere attraversate con passo marziale dagli stivaloni dei soldati tedeschi che requisirono la casa e che – in un certo senso, facendone l’alto comando – la salvarono dai bombardamenti. Al termine del conflitto, l’inquilino diventò l’Aeronautica, che pagò un regolare affitto fino al 1950, quando, a cinque anni dalla morte del padre, Aureliano Benni rientrò in possesso di una casa dalla quale erano scomparsi parecchi mobili.

 
 
 
 
 

La cena di FINESTATE 2025 è stata curata dallo chef Giancarlo Mazzini.

 La Cena può essere riassunta in poche righe:

Dall’orto alla grande cucina, dalla grande cucina all’orto lo slow food secondo Giancarlo Mazzini.

Più che a chilometro zero, gli ingredienti per la cucina di Villa Benni, regno incontrastato di Giancarlo Mazzini, sono a meno di 20 metri. L’orto che ha cominciato a coltivare pochi anni fa e che è diventato un vero e proprio vanto è esattamente ai piedi della costruzione, tra gli alberi che la circondano. Bisogna dire, che all’età di circa 70 anni, il Signor Mazzini si è rivelato un “enfant prodige” nell’arte della coltivazione di frutta e ortaggi. Bisogna dire che un po’ di fortuna ne ha avuta, dal momento che nel terreno sul quale oggi sorge un orto di 400 metri quadrati era stata scavata una buca per la raccolta del fogliame, che, nel corso degli anni, ha contribuito a creare un terriccio straordinariamente fertile, nel quale sono stati piantati pomodori, patate, piselli, fagiolini, cipolle, prezzemolo, e tutto quello che può servire per garantire agli ospiti della Villa – e a chi la abita – una cucina sana e di qualità, in cui il sapore fa la differenza. Siamo sotto il chilometro zero ma anche quasi oltre il biologico: tutte le coltivazioni sono completamente esenti da anticrittogamici e l’unico concime utilizzato è l’acqua pollina, ottenuta dagli escrementi delle galline, che mangiano solo granturco. Un dettaglio che influisce anche sul gusto delle uova, tanto fresche e genuine che si possono bere, come si faceva una volta. I 400 chili annui di pomodori ricavati dall’orto finiscono nei barattoli di conserve fatte in casa, i cetrioli sono l’ingrediente base di confetture ottime per gli abbinamenti con i formaggi – che arrivano direttamente da Toscana, Lazio e Sardegna – mentre la salsa ottenuta dai peperoncini calabresi non teme il confronto con quelle che fanno lacrimare gli occhi e gli alberi da frutto – peschi, albicocchi, susini e fichi – sono i principali responsabili della dipendenza da marmellata che contagia gli ospiti di Villa Benni.